“Quelli del nord”
Anni fa entrai in una libreria e subito fui attratto dalla presenza colorita di un espositore di libri.
Le copertine molto colorate con una superficie ruvida che riprende la texture di una tela da pittore, il loro formato alquanto originale mi conquistò per sempre; si trattava delle opere della casa editrice Iperborea.
Fondata nel 1987 da Emilia Lodigiani per far conoscere la letteratura nord-europea agli italiani. Le opere raggruppano in modo trasversale classici, gli inediti , i riproposti con nuove traduzioni sino ad arrivare ai Nobel.
Oltre ai paesi scandinavi (Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia), Iperborea pubblica letteratura baltica, nederlandese, islandese (incluse le antiche saghe medioevali), una collana di narrativa per l’infanzia (I Miniborei).
Dal 2014, Iperborea organizza a Milano e in varie città d’Italia il festival I Boreali, dedicato alla cultura nordica.
Io fra i vari difetti di cui sono depositario ne ho uno meno grave e anche a mio parere piacevole riguarda l’acquisto compulsivo dei libri.
Sono sicuro di non essere l’unico , ma il mio raccogliere in maniera compulsiva è dovuto alle copertine e ai titoli, dunque sono una delle prede più facili da catturare di questa casa editrice.
Con questo non voglio dire che Iperborea mette nel mondo editoriale delle scatole di biscotti di latta decorata e completamente vuote, anzi i contenuti sono molto originali e apprezzati proprio per la diversità socio-culturale che abbiamo “noi” mediterranei rispetto al nord Europa.
In molti si chiedono il perché del formato di questi libri. C’è chi lo ama come il sottoscritto e chi meno.
La fondatrice sostiene che la scelta sia stata molto meditata e fatta alle origini, ovvero 25 anni fa. Queste, in sintesi, le ragioni:
Principale ed essenziale: che fosse un po’ diverso dagli altri, facilmente riconoscibile e identificabile subito, ma senza dare fastidio nelle normali librerie di casa, di fianco agli altri libri.
Lungo e stretto, con un leggero richiamo alle guide turistiche, visto che per primi stavamo introducendo in Italia le letterature nordeuropee: un invito ad affrontare una nuova area geografica culturale con lo spirito aperto e curioso che si ha quando si intraprende un viaggio.
10×20: il formato dell’antico mattone di cotto, ovvero l’oggetto più maneggevole inventato dall’uomo, e in più con l’idea di libri-mattoni (ovviamente non nel senso di noiosi e pesanti, ma nel senso di costruttivi) che contribuissero a costruire la personalità, la mente e l’anima del lettore e anche (ambiziosamente) contribuissero a diffondere la reciproca conoscenza dei paesi europei e quindi a rinsaldare l’idea di Europa e di uno spirito e di una cultura comuni europei.
Ultimo motivo. Perché la gabbia interna (ovvero la lunghezza delle righe, di 7,5 cm) è troppo lunga per permettere la lettura rapida (i 4 cm delle colonne dei giornali) che non si addice a un romanzo, ma riposante per gli occhi che non si stancano a passare dalla fine di una riga più lunga all’inizio di quella successiva. Quindi a rendere la lettura più piacevole e meno faticosa.
Una nota divertente e che da garanzia di qualità scritta sul loro sito è:« aprite bene il libro, anche con violenza, “squartatelo”, sono tutti cuciti e non si sfaldano».